Lo stabilimento Tettuccio a Montecatini

Il tempio della salute e del Liberty toscano

Montecatini si sa, deve la sua fortuna turistica principalmente ai suoi stabilimenti termali, e a tutti quei turisti che qui si recano per godere delle qualità terapeutiche delle loro acque. D’altro canto però, in pochi forse sanno che tutti questi stabilimenti non sono importanti soltanto per le cure che offrono ai loro visitatori, ma bensì anche perché rappresentano dei veri e propri monumenti della Belle Epoque montecatinese, dal grande valore storico-artistico.
L’esempio più riuscito – o comunque quello più conosciuto, la cui immagine-simbolo rappresenta Montecatini nel mondo – è quello dello Stabilimento Tettuccio, punto d’arrivo di un percorso che si snoda lungo tutto il Viale Verdi, la maestosa e regale via delle Terme.

 

Nella veste architettonica in cui si presenta oggi è possibile ravvedere l’intervento novecentesco dell’architetto fiorentino Ugo Giovannozzi, che con il suo progetto vinse il concorso indetto nel 1914; concorso rivolto a dare un nuovo volto allo stabilimento in seguito alla grande popolarità che Montecatini e le sue Terme avevano raggiunto negli anni immediatamente precedenti, sancendone la ricchezza – economica ma anche culturale – degli anni a venire. In realtà, però, le terme Tettuccio risalgono a molto tempo prima: dobbiamo tornare al 1370 infatti per scoprire le sue origini, quando esse portavano il nome di Bagno Nuovo e lo stesso luogo appariva molto meno sfarzoso, con la sorgente coperta semplicemente da una piccola tettoia in legno, dalla quale deriva il nome attuale dello stabilimento: Tettuccio. Il complesso venne in seguito edificato in maniera più articolata durante il regno del granduca Pietro Leopoldo, che negli anni ottanta del Settecento affidò l’incarico all’architetto Niccolò Gasparo Paoletti. Questo intervento di impronta neoclassica è stato poi inglobato nel complesso attribuito al Giovannozzi già citato, edificato precisamente tra il 1923 e il 1927.
Per il nuovo stabilimento l’architetto Giovannozzi sembra essersi ispirato alle antiche terme romane e, nelle sue forme, le terme Tettuccio richiamano da vicino un tempio di ispirazione classica; questo aspetto va a rafforzare così il principio di sacralità e il valore che investono l’acqua che sgorga da questa sorgente, ritenuta fin dalle sue origini portatrice di salute e bellezza, utile per le sue proprietà dermatologiche e curative (specialmente dell’apparato digerente).

 

Superata l’ampia facciata in travertino con colonne di ordine ionico, ci troviamo in un ambiente sontuoso, decorato secondo i dettami dello stile Liberty allora in voga, immerso nella luce e di ampio respiro. L’atrio – fiancheggiato da un imponente colonnato – accoglie il visitatore, offrendo alla vista lo spettacolo della volta affrescata da Galileo Chini e si apre lateralmente su due ambienti : a destra su una sorta di emiciclo che racchiude la grande vasca circolare coronata dalla Fontana dei Coccodrilli, formando un piccolo tempio circolare; a sinistra invece si affaccia poco più avanti sulSalone Portoghesi, opera dell’architetto Paolo Portoghesi.

 

Realizzata negli anni ottanta del Novecento, questa sala (utilizzata come luogo di mostre, convegni e concerti) re-interpreta lo stile Liberty in chiave contemporanea e molto personale, evocando attraverso le linee flessuose dei pilastri lignei che reggono la volta in vetro policromo le forme degli alberi.

 

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La Fontana dei Coccodrilli invece è un tripudio di simboli, rappresentati dalla variopinta fauna che la arricchiscono; realizzata meticolosamente agli inizi del Novecento dallo scultore fiorentino Sirio Tofanari, in essa vediamo due coccodrilli in bronzo posti alla base di una conchiglia granitica, dalla quale sgorga copiosa l’acqua della fonte che si riversa nella vasca circolare sottostante. Insieme ai coccodrilli – animale considerato sacro dalla civiltà egizia e già allora personificazione della divinità della forza e della fertilità, protettrice dei malati – altre creature animano la fontana intorno al suo piedistallo. Il rospo, simbolo anch’esso di fecondità e di rinascita, il cavalluccio marino e il delfino, che incarna invece il potere salvifico delle acque; tutti insieme sembrano rappresentare così un elogio alle acque del Tettuccio ritenute, come questi simboli, miracolose e donatrici di rinnovata e sana vita.
Proseguendo lungo l’atrio, catturati da coinvolgenti giochi prospettici e linee di fuga, si giunge nel piazzale maggiore chiuso dal Tempietto della Musica sulla destra e, sul lato opposto, dalla celeberrima Galleria della Mescita. Il Tempietto della Musica è anch’esso opera del Giovannozzi, ma si distingue dal resto per la sua cupola, affrescata dal fratello Ezio Giovannozzi; in essa è rappresentata una teoria di angeli volteggianti su di un paesaggio paradisiaco circondato lungo il suo perimetro da una balaustra dipinta illusionisticamente. Nella parte inferiore poi abbiamo le personificazioni dei vari generi musicali, ideale parallelismo con la vocazione del Tempietto. Esternamente invece la cupola è rivestita da tegole di maiolica prodotte dalla Manifattura di Galileo Chini.

 

Per quanto riguarda la Galleria della Mescita, questa rappresenta forse la parte più rappresentativa e pittoresca dell’intero stabilimento. Famose sono le grandi composizioni create con mattonelle in maiolica di Basilio Cascella, che sovrastano i banchi della mescita, opere d’arte anch’essi, data la loro bellissima rifinitura con marmi policromi. Il maestro pescarese – attivo anch’egli nei decenni a cavallo tra Otto e Novecento – riproduce nei pannelli scene molto vivaci e raffinate, con figure allegoriche di ispirazione classica che simboleggiano e ribadiscono anch’esse il valore e l’utilità delle acque che sgorgano dalle cannelle dei banchi sottostanti per tutte le età. Al centro così abbiamo La Fonte, affiancata da La Bellezza e La Forza, virtù che l’acqua termale aiuta a mantenere; alle estremità poi vediamo raffigurate l’Infanzia e l’Adolescenza, con la Maturità e la Vecchiaia.

 

Ma non finisce qui, perché il complesso del Tettuccio si estende ulteriormente, proseguendo nell’ampio corridoio dei negozi, introdotto da un timpano monumentale con al centro un grande orologio, affiancato dalle figure allegoriche realizzate in bronzo da Guido Calori di Venere (con la cornucopia dell’abbondanza) e Mercurio (simbolo della bellezza e della forza virili). Segno di quanto a suo tempo lo stabilimento rappresentasse per i suoi frequentatori uno dei centri nevralgici della vita mondana montecatinese, il corridoio si apre verso l’esterno, dove si trova la fontana dell’acqua del Cipollo, dello stesso Calori; ai lati di essa si sviluppa una scala che conduce su di una terrazza panoramica, adesso inagibile, che invita a visitare anche il parco verdeggiante nel quale lo stabilimento è immerso, abbandonando l’edificio.

 

Rinomato per la presenza di molte varietà botaniche e per gli scorci impagabili che offre, su questo giardino domina l’altura dove sorge lo Stabilimento Regina, un tempo separato dal complesso del Tettuccio ma ora inglobato nel parco. Sparse lungo i vialetti che lo costeggiano si possono vedere altre opere d’arte, come la copia del Porcellino di Pietro Tacca (l’originale si trova nella loggia del Mercato Nuovo a Firenze) e la fontana dell’Airone e della rana di Raffaele Romanelli, datata 1925.

 

Una visita a questo stabilimento possiamo infine dire che offre un’occasione impagabile per capire più da vicino l’importanza dal punto di vista storico, sociale, ed artistico che luoghi come questo hanno rivestito; luoghi dediti al piacere, al raggiungimento della pace fisica ma anche mentale. In questo aiutati dalle qualità curative delle acque termali, ma anche – e non secondariamente – dalla vista di capolavori dell’arte tra loro perfettamente armonizzati.

 

Clara Begliomini

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