Villa Rospigliosi a Spicchio

Una residenza degna di un Papa

Prima ancora della magnificenza di questa residenza d’epoca Villa Rospigliosi lascia sicuramente il segno per la sua posizione geografica e il rapporto con il paesaggio circostante, ponendosi come il fulcro di un insieme di spazi naturali e architettonici. Siamo sulle colline del Montalbano sul suo versante pistoiese: un sistema collinare e montuoso che separa i territori delle province di Pistoia, Prato e Firenze e si sviluppa per 16000 ettari. La dorsale del Montalbano presenta un paesaggio peculiare prevalentemente collinare, con la vite coltivata in pianura e l’olivo diffuso sui pendii più alti; sulle alture, boschi di castagni. Anche la famiglia Medici ne comprese i suoi potenziali, tanto che tra il XVI e l XVII secolo circa ne destinarono circa 4000 ettari alla realizzazione del Barco Reale Mediceo, riserva di caccia granducale che aveva come centro funzionale la Villa di Artimino, ma che si estendeva fino a tutti gli altri possedimenti mobiliari della famiglia Medici sul territorio: Villa Ambra a Poggio a Caiano, nonché le ville medicee de La Magia e di Montevettolini oggi in provincia di Pistoia.

VILLA ROSPIGLIOSI PANORAMA
VILLA ROSPIGLIOSI, PANORAMICA

Villa Rospigliosi è posta al culmine del pendio che scende da Pistoia verso l’abitato di Lamporecchio. Questa posizione dominante, che la rendeva e la rende tutt’oggi visibile anche da lontano, fa assumere alla villa un significato paesaggistico notevole, simbolo della caratura di coloro che la commissionarono. Ci troviamo a Spicchio, una frazione oggi del comune di Lamporecchio che è ricordata fin dal XV secolo come il centro principale della tenuta che la nobile famiglia Rospigliosi qui possedeva.
La decisione di edificare la nuova dimora di famiglia – quella attuale – in questo luogo fu presa da Giulio Rospigliosi dopo la sua elezione al soglio pontificio nel 1667, prima di tutto per dare alla proprietà più importante della sua famiglia una tangibile prova del prestigio raggiunto grazie alla sua elezione a Papa, nonché per proseguire quella tradizione di fervido mecenatismo artistico che sempre aveva contraddistinto i Rospigliosi a Pistoia.

VILLA ROSPIGLIOSI
VEDUTA D’INSIEME DELLA VILLA

Giulio Rospigliosi nacque nel 1600 ed era il membro di un’antica famiglia aristocratica pistoiese ma di origini lombarde arricchitasi con l’agricoltura e il commercio. Primo di quattro figli, iniziò a studiare a Pistoia dove ancora adolescente ricevette la tonsura (rito che precede il conferimento degli ordini sacri e che indica la consacrazione a Dio) e in seguito si trasferì al Seminario di Roma. Entrato nelle grazie della famiglia Barberini (a cui apparteneva il papa del momento, Urbano VIII), Giulio Rospigliosi iniziò a scalare i gradini della carriera ecclesiastica, per poi raggiungere la consacrazione finale, con l’elezione a papa nel 1667 con il nome di Clemente IX.

Anche prima della sua elezione a Papa, Giulio – insieme al fratello Camillo – animati da un forte spirito filatelico utile peraltro a guadagnarsi il benvolere dei pochi abitanti del borgo di Spicchio, vedevano nell’intervento di riammodernamento dell’antica tenuta famigliare un progetto molto ambizioso e intelligente. Una vera e propria azione di marketing diremmo oggi, che coniugava un’oculata gestione del patrimonio con rinnovate esigenze di rappresentanza.
La committenza del progetto stesso la dice lunga sul prestigio della famiglia, visto che venne affidato all’esperienza di Gian Lorenzo Bernini. Il grande maestro intendeva creare con il nuovo edificio un baricentro nel paesaggio, collocandolo in posizione speculare su entrambi gli opposti versanti. La villa è poi collegata all’abitato di Lamporecchio da un lungo viale rettilineo, oggi in prossimità del centro attraversato dalla strada per Larciano e Montecatini; oltre la strada, si trova tuttora parte della grande riserva di caccia, cosiddetta “il chiuso”, di circa 29 ettari.

Le origini di questa residenza sono comunque molto più antiche come è possibile capire, per quanto dell’edificio originario non rimanga più niente. La famiglia Rospigliosi infatti possedeva beni in località Spicchio fin dal XV secolo: allora si trattava di una proprietà per lo più agricola e non abitativa, coltivata a olivi e viti e accresciutasi nel tempo con svariate acquisizioni tra le quali la più importante risale alla fine del Cinquecento, quando la proprietà raggiunse i 183 ettari di ampiezza. Quindi, prima della realizzazione di questa villa, era presente a Spicchio la “villa vecchia” con gli annessi adibiti a fattoria (presumibilmente quattrocentesca) e l’antistante giardino all’italiana chiuso da mura che si trovava sul retro della villa odierna.
Frontalmente alla Villa attuale – di paternità del Bernini – oggi si trova il parco ma in origine da lì partiva la strada che scendeva verso Lamporecchio e si trovava la cosiddetta “piazza di Spicchio”, il prato sul quale in seguito sarebbe sorto il palazzo e la cappella gentilizia. Rappresentava niente meno che il centro di Spicchio, e il luogo in cui la cospicua cittadinanza probabilmente usava ritrovarsi. Più in basso si estendeva per circa 30 ettari il recinto di caccia, riserva destinata all’attività venatoria del signore, secondo un costume molto diffuso all’epoca tra le grandi casate nobiliari e principesche.

VILLA ROSPIGLIOSI
VISTA SULLA CAPPELLA GENTILIZIA DALLO SCALONE D’INGRESSO

La villa vecchia e la riserva furono interessati da dei lavori di miglioria e dall’acquisto di altri terreni precedenti di poco l’elezione a papa di Giulio, che qui aveva intenzione di ritirarsi alla fine della sua carriera ecclesiastica, ancora ignaro del fatto che da lì a breve la sua vita sarebbe completamente cambiata.  L’elezione a papa, pertanto, mutò la portata dell’intervento, segnando l’avvio dell’ambizioso progetto del nuovo complesso giunto a noi comprendente la villa, la cappella e il parco-giardino.

Dalla metà del 1668 fino ai primi mesi del 1669 vennero quindi eseguiti a più riprese rilievi e misurazioni del luogo in cui doveva sorgere il nuovo edificio; i disegni – approntati da Mattia de’ Rossi, allievo fidato del Bernini – vennero presentati al papa a Roma insieme al modello ligneo del complesso. Approvato il progetto, la costruzione della villa venne seguita fattivamente da Mattia de’ Rossi, che lavorò sul progetto di Bernini conducendo i lavori a tempo di record: nel maggio 1670, infatti, la villa era già innalzata fino al cornicione superiore e mancava solamente la posa del tetto. La rapidità di esecuzione (poco più di un anno) fu resa possibile dalla precisione del progetto, dalla grande disponibilità di materiali – tutti reperiti sul posto – e dalla presenza di un folto gruppo di muratori e manovali. Tutti questi elementi contribuiscono a far capire anche le possibilità economiche di cui la famiglia Rospigliosi disponeva in abbondanza.
Nonostante la rapidità con cui la villa venne portata a termine, la morte di Clemente IX sopraggiunta nel dicembre 1669 impedì a Giulio Rospigliosi di vedere la sua amata residenza terminata; alla sua morte i lavori vennero presi in mano dal fratello Camillo, che entro la fine del 1670 fece realizzare la cappella gentilizia in asse con la villa, sempre su progetto di Mattia de’ Rossi. Di esigue dimensioni rispetto alla monumentalità della villa, ne rappresenta una copia in scala, anche dal punto di vista planimetrico e strutturale. Anche l’ampio spazio verde tra la cappella e la villa, sorto in luogo dell’antica “piazza di Spicchio” è caratterizzato attualmente dalla grande vasca circolare e da una serie di statue collocate lungo il prato, facenti parte dell’originaria fontana polilobata in stile barocco voluta da Camillo Rospigliosi e poi sostituita da quella attuale.

VILLA ROSPIGLIOSI, INTERNO
LA SALA ELLITTICA

Come Giulio, anche Camillo non ebbe modo di vedere la villa completata poiché morì anzitempo. Sarà allora suo figlio Giovan Battista a occuparsi da quel momento in poi dei lavori e della gestione della tenuta, che rimarrà proprietà della famiglia fino al 1932, quando l’ultimo erede, Girolamo, venderà il complesso alla società immobiliare tedesca Schweiger.
La villa venne poi venduta negli anni Novanta a un consorzio alberghiero di lusso, che ancora ne è proprietaria; grazie ai vincoli apposti dalla Soprintendenza sulla villa e sul parco, il complesso è stato in gran parte preservato ed è giunto ai giorni nostri mantenendo il suo aspetto originario.

All’esterno la residenza si presenta con un impaginato architettonico basato sulla simmetria e sulla semplicità delle decorazioni. Il corpo centrale, più alto dei laterali, si innalza per tre piani ai quali si somma il piano attico. L’aggiunta del piano mezzanino tra il piano terreno e il piano nobile costituisce una novità negli esemplari toscani di residenze di delizia ed ha precise funzioni pratiche: distingue gli spazi destinati alla servitù da quelli della famiglia e contiene staticamente l’esuberanza volumetrica del salone centrale.
Le uniche decorazioni sono rappresentate dai due portali sottolineati da una cornice modellata e terminante sulla sommità con due volute affrontate tra l’equali si pone lo scudo marmoreo con le insegne pontificie (le chiami di Pietro e la tiara papale) e il pettine jacopeo, forse a ricordare le origini pistoiesi della famiglia Rospigliosi, dal quale scendono due festoni. La gradinata rettilinea ha sostituito le originarie scalinate curvilinee affrontate, che preannunciavano la soluzione ellittica del salone delle feste e che sicuramente attribuivano all’insieme un effetto sicuramente più scenografico.

Alla sala ellittica centrale è affidata la funzione di fare da filtro tra architettura e natura, tra edificio e paesaggio, attraverso i due portali affrontati; questo sottolinea la dimensione paesaggistica della villa e il rapporto di simbiosi con l’ambiente esterno circostante.

VILLA ROSPIGLIOSI, LA VOLTA
VILLA ROSPIGLIOSI, LA VOLTA

L’esuberante decorazione pittorica di pareti e volta, che sembra annullare ogni confine architettonico, moltiplica le dimensioni dello spazio secondo un gusto molto scenografico tipico dell’architettura barocca del Seicento.
Al centro della volta, incorniciati da una ghirlanda in stucco dorato, sono rappresentati “Apollo sul carro del Sole e Aurora”: Apollo, dio del Sole di tutte le arti e della scienza, traina il carro del Sole. I suoi simboli principali sono il Sole e la lira ed è sempre presentato coronato di alloro – simbolo di vittoria – ed è chiamato anche Febo (che significa splendido, lucente), riferito alla sua bellezza e al suo legame con il sole. Figlio di Zeus e della sua amante Leto, è fratello gemello di Artemide. Aurora (Eos in greco) invece, è sorella del Sole (Helios) e della Luna (Selene).

Nei pennacchi sottostanti, racchiuse in un’architettura illusiva di finte cornici, mensole e volute bianche lumeggiate di oro, si trovano le allegorie dei segni zodiacali: figure femminili alate dalle forme abbondanti che simboleggiano i mesi dell’anno, quindi le stagioni e il passare del tempo, sovrastate da festosi putti in volo con ghirlande di fiori.
Le finestrelle aperte tra le lunette consentivano l’affaccio sul grande volume della sala e potevano ospitare i musici in occasione di feste e spettacoli.
La decorazione pittorica è attribuita a Ludovico Gemignani, pittore pistoiese figlio di Giacinto, che già aveva lavorato per papa Rospigliosi.
In questi affreschi eseguiti intorno agli anni Ottanta del Seicento Gemignani usa effetti luministici derivanti dal suo viaggio a Venezia insieme allo stesso Rospigliosi, dove risentirà del tipico colorismo lagunare che negli affreschi di Villa Rospigliosi contribuiscono a dare luminosità e ariosità all’interno.

Clara Begliomini

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